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Prénom Carmen

Prénom Carmen

Prénom Carmen è un film di Jean-Luc Godard uscito in prima nazionale nelle sale di Parigi il 7 dicembre 1983.

Al Festival di Venezia vinse non solo il Leone d’oro al miglior film, ma ricevette anche il premio speciale della giuria per la fotografia, andato a Raoul Coutard, e per il suono, assegnato a François Musy.

Il soggetto è ispirato all’opera Carmen di Bizet, i cui diritti sono scaduti; altri registi si impegnano come Godard in una riduzione cinematografica: Francesco Rosi (Carmen, 1984), Carlos Saura (1983), Peter Brook (1983), ma il libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy e il racconto di Prosper Mérimée sono per il regista franco-svizzero solo un punto di partenza, considerato che dell’opera rimane ben poco nel film.

Una ragazza di nome Carmen, appartenente a un gruppo extraparlamentare che pratica il terrorismo armato, si reca in ospedale a trovare suo zio Jeannot, ex regista che si finge malato per vivere a spese dell’assistenza pubblica. Carmen gli racconta che sta progettando un film con alcuni amici e chiede in prestito la sua casa al mare per le riprese. In realtà Carmen e il suo gruppo stanno progettando una rapina per autofinanziamento, prendendo ispirazione da John Dillinger che portò a termine un colpo travestendo i suoi da troupe cinematografica.

Negli intermezzi fra le scene, quattro musicisti provano alcuni Quartetti d’archi di Beethoven. Uno dei violinisti è la giovane Claire, corteggiata con discrezione da un amico di suo fratello, Joseph, che di mestiere fa la guardia giurata. Proprio Joseph è di servizio armato in banca quando il gruppo di Carmen sopraggiunge, travestito da troupe cinematografica. Per fingersi attrice lei si è vestita elegante, tailleur e scarpe con il tacco. La rapina non va secondo i loro piani, le guardie reagiscono, tutto risulta confuso, con sparatorie e sangue. Joseph tenta di bloccare Carmen mentre scende dal piano superiore, lei gli spara con una pistola; lui risponde con il suo fucile, ma entrambe le armi fanno cilecca. I due si gettano uno contro l’altra, cadono a terra avvinghiati, lottano corpo a corpo, poi d’improvviso si baciano appassionatamente, indifferenti verso la sparatoria che continua.

Decidono all’istante di fuggire insieme, lei accetta di lasciarsi ammanettare per fingere l’arresto. Si allontanano su una delle auto usate dai terroristi. Joseph rifiuta di liberarle i polsi e, per non perderla d’occhio, giunge fino a portarla con sé nel bagno degli uomini quando si fermano in una stazione di servizio. Per sfida, Carmen solleva la gonna sul sedere e si serve di un orinatoio a muro davanti agli occhi di un altro uomo.

Joseph le libera le mani solo quando arrivano nella casa al mare dello zio Jeannot, dove vivranno in isolamento davanti a un mare selvaggio, alle onde e alla spiaggia deserta. In attesa dei complici di Carmen, per i due è un autentico idillio: fanno spesso l’amore e girano nudi nell’appartamento. Lei progetta il sequestro di un industriale a scopo di autofinanziamento. Joseph vorrebbe parlarle di Claire, ma le due ragazze sono troppo diverse.

Seguendo le tracce, la polizia arriva alla casa sul mare e la circonda. C’è una sparatoria, Joseph viene catturato e immediatamente processato. La difesa in aula viene assunta da una giovane avvocatessa che perora la sua causa con foga e convinzione, convincendo la giuria che Joseph ha agito per amore. Il verdetto è assoluzione. Claire, che ha assistito al dibattimento, festeggia proponendo a Joseph un nuovo lavoro, dal momento che è stato licenziato. Il ragazzo è tentato di accettare, ma gli giunge una rosa rossa inviata da Carmen.

Nel frattempo Carmen e Jacques, il capo del gruppo che è anche il suo ex amante, danno appuntamento in un bar allo zio Jeannot: sono tornati sull’idea di girare un film del quale lui dovrebbe essere il regista, non più nella sua villa al mare ma in un Grand hôtel di Parigi. Lo zio si comporta come se non fosse completamente sano di mente, tuttavia capisce che l’idea del film è solo una copertura.

Joseph è tornato da Carmen, i due prendono una suite di lusso nel Grand hôtel dove risiede l’industriale che il gruppo ha progettato di rapire per riscatto. La polizia, che ha nei sospetti, piantona l’hotel. Carmen offre a Joseph di recitare una parte nel film, se ne va e torna con gli altri membri del gruppo, che portano con sé le armi. Qualcosa si è rotto però tra i due giovani, Carmen dice a Joseph che tra loro è finita, i due si schiaffeggiano con astio. Lui la raggiunge dentro la doccia e si masturba disperatamente.

La finta troupe cinematografica predispone le riprese nella sala da pranzo dell’hotel, seguendo le disposizioni dello scettico zio Jeannot. Nello stesso locale c’è anche il quartetto d’archi di cui fa parte Claire, ingaggiato dalla direzione. Improvvisamente i terroristi estraggono le armi, i poliziotti in borghese reagiscono mentre i musicisti continuano a suonare Beethoven. Segue una sparatoria, vengono colpiti clienti e anche degli amici di Carmen. Irrompe anche Joseph che impugna una pistola con l’intento di uccidere Carmen. Tra i due c’è di nuovo una colluttazione corpo a corpo, sulle scale, speculare a quella che li ha fatti innamorare. Si sente un colpo d’arma da fuoco. Carmen è a terra, un cameriere si piega su di lei per ascoltare le sue ultime parole:

«Carmen: Come si chiama quando ci sono gli innocenti da una parte e i colpevoli dall’altra?
Cameriere: Non lo so, Mademoiselle.
Carmen: Ma sì, è quando tutti hanno sciupato tutto, quando tutto è perduto, ma il giorno si leva e si può almeno respirare?
Cameriere: Questa si chiama l’aurora, Mademoiselle.»

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