Marcello Mastroianni nacque a Fontana Liri, al secolo parte dell’allora provincia di Terra di Lavoro (confluito, nel 1927, nella neo-costituita provincia di Frosinone), il 26 settembre del 1924, ma registrato all’anagrafe quale nato il 28, figlio di Ottorino Mastrojanni, un falegname, fratello dello scultore Umberto Mastroianni, e di Ida Irolle, originari entrambi del vicino paese di Arpino. Secondo la rivista sionista tedesca Jüdische Rundschau, la madre dell’attore sarebbe in realtà nata ad Amburgo da genitori russi di origine ebraica, Moissej e Malka Idelson, ambedue d’estrazione borghese, e trasferitasi successivamente in Italia, dove cambiò nome per meglio celare le sue origini; secondo poi lo stesso giornale, Mastroianni sarebbe venuto a conoscenza delle sue radici ebraiche solamente negli anni ottanta. Tuttavia questa notizia, allo stato attuale, è priva di fonti, non essendo riportato nell’articolo alcuna traccia di documentazioni od altro materiale trasversale che la corrobori.
Poco tempo dopo la propria nascita, si trasferisce con i genitori dapprima a Torino, dove, nel 1929, nasce il fratello Ruggero, e successivamente, nel 1933, definitivamente a Roma, presso il quartiere San Giovanni, dove frequenta le scuole in via Taranto. Da giovanissimo riesce a lavorare come comparsa in Marionette di Carmine Gallone, ne La corona di ferro di Alessandro Blasetti, in Una storia d’amore di Mario Camerini, e ne I bambini ci guardano di Vittorio De Sica.
Nel 1943 consegue il diploma di perito edile presso l’Istituto tecnico industriale statale Galileo Galilei. Dopo aver conseguito il diploma, lavora come disegnatore tecnico, prima per il comune di Roma, poi per quello di Firenze all’Istituto Geografico Militare, che dopo l’armistizio viene assorbito dall’Organizzazione Todt. A causa della fusione, Mastroianni si trasferisce a Dobbiaco (in provincia di Bolzano), da dove, in vista di un suo ulteriore trasferimento in Germania, fugge con il collega e amico Remo Brindisi.
Nel 1945, terminata la guerra, comincia a prendere le prime lezioni di recitazione e a bussare nuovamente alle porte del cinema. È in questo periodo che condivide le sue aspirazioni di attore con una giovane ancora sconosciuta, Silvana Mangano, con la quale frequentava un corso di recitazione, e i due vivono una breve storia d’amore.
Il vero e proprio debutto nel cinema avviene nel 1948 con I miserabili, film di Riccardo Freda tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo. Nello stesso periodo comincia ad ottenere piccole parti in teatro, dapprima in compagnie di dilettanti. Viene notato da Luchino Visconti, che gli offre il suo primo ruolo da professionista, in Rosalinda o Come vi piace da Shakespeare (26 novembre 1948, Teatro Eliseo – Roma) e poi in Un tram che si chiama Desiderio di Tennessee Williams (23 gennaio 1949, Teatro Eliseo – Roma), in cui interpreta Mitch (Kowalsky è invece interpretato da Vittorio Gassman).
Dopo aver interpretato sotto la regia di Luciano Emmer diversi ruoli da attor giovane in commedie neorealistiche (Domenica d’agosto, Parigi è sempre Parigi, Le ragazze di piazza di Spagna), arrivano anche al cinema i primi ruoli drammatici in Febbre di vivere di Claudio Gora, Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani e Le notti bianche di Luchino Visconti, mentre sul set di Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti incontra per la prima volta Sophia Loren.
L’affermazione definitiva arriva nel 1958 con I soliti ignoti, cui segue Adua e le compagne (1960). I due capolavori di Federico Fellini: La dolce vita (1960) e il successivo 8½ (1963) gli conferiranno il successo internazionale e la fama di «latin lover», dalla quale cercherà, più o meno inutilmente, di difendersi fino all’età più matura; questa è la ragione per cui, subito dopo il successo de La dolce vita, cerca di sfatare il proprio mito di sex symbol accettando di interpretare il ruolo di un impotente nel film Il bell’Antonio (1961), tratto dall’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati.
Nel 1961 esce Divorzio all’italiana commedia nera basata sull’omicidio d’onore, che vede Stefania Sandrelli co-protagonista con Mastroianni. Il film presentato al 15º Festival di Cannes ottiene il premio per la migliore commedia e vincitore, nel 1963, di un Premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale, risulta essere un successo internazionale, consolidando la fama di Mastroianni che ottiene per la sua interpretazione del barone Cefalù il Nastro d’argento al migliore attore protagonista, il premio BAFTA al migliore attore straniero, il Golden Globe per il miglior attore in un film commedia o musicale e infine la nomination all’Oscar al miglior attore.
Nel 1962 il settimanale americano Time gli dedica un servizio, come divo straniero più ammirato negli USA. Il suo fascino di attore gli derivava, oltre che dalla sua bellezza e da interpretazioni sempre di altissimo livello, anche da un tratto distaccato, a tratti sornione, dal quale sembrava trasparire talvolta una velata malinconia e persino una certa timidezza.
Ne I compagni (1963), di Mario Monicelli, interpreta il ruolo di un intellettuale socialista che fomenta le rivolte di fabbrica, mentre, sotto la direzione di Vittorio De Sica, ritrova Sophia Loren come partner femminile in Ieri, oggi, domani (1963), Matrimonio all’italiana (1964) e I girasoli (1970): la coppia che ha formato con lei è stato un sodalizio artistico tra i più riusciti del cinema italiano, che si è snodato con episodi memorabili lungo l’intera carriera di entrambi.
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