La prima opera dello Studio Ghibli presenta già molte delle caratteristiche che saranno presenti anche in tutti i successivi film. Al suo debutto Miyazaki non era sicuro del successo del suo lavoro e invece il film finì per essere un campione di incassi prima di tutto in patria e poi anche all’estero.
La storia è ambientata in un tempo che potrebbe corrispondere ai primi anni del ‘900 con molti anacronismi ed elementi fantastici, alcuni dei quali riconducibili ad un filone (che potremmo definire uno steam punk sui generis) tipico del maestro giapponese. Ci sono macchine volanti che somigliano a navi, dirigibili fantastici, isole volanti, una banda di cattivi così sgangherata da ricordare la Banda Bassotti, la protagonista è una giovane ragazza con aspetti da principessa “debole e indifesa” e punti di forza e di spessore morale indiscutibili.
Molti di questi elementi li ritroveremo in opere successive, in “Porco rosso” la banda dei cattivi ricorda molto quella di Laputa, gli elementi “tecnologici”, le armi, la ragazza protagonista li rivedremo in molti altri film dello studio Ghibli.
La storia del film si apre su una aeronave dove una banda di pirati cerca di rapire Sheeta, una ragazzina che sembra piuttosto disorientata. Sheeta sembra prigioniera di un personaggio belloccio ma approfittando della confusione creata dall’attacco dei pirati si libera del suo custode e cerca di fuggire. Purtroppo nella fuga precipita dall’aeronave ma, misteriosamente, atterra dolcemente nelle braccia di Pazu, un ragazzino che accorre a salvarla dopo averla vista scendere dal cielo. Laputa è svenuta ma indenne e dopo essere stata curata i due ragazzi diventano amici.
Laputa è una fantomatica isola volante, il padre di Pazu ne ha scattato una fotografia e ha cercato di provarne l’esistenza ma dai suoi tentativi ha ottenuto soltanto derisione. Sulle tracce di Sheeta ci sono sia i pirati sia i militari e i due ragazzi cercano di scappare da entrambe le fazioni. Dopo una lunga fuga Sheeta e Pazu vengono infine catturati dai militari e dal belloccio visto all’inizio del film. Le intenzioni di entrambi i gruppi sono chiare: sono tutti interessati a una pietra magica che Sheeta porta al collo e che solo lei riesce ad attivare, è la gravipietra che le ha permesso di salvarsi dalla sua caduta dall’aeronave.
La gravipietra è la chiave per raggiungere Laputa: l’isola è ricercata per le ricchezze che vi si troverebbero ma nessuno sa come attivare la pietra, neppure Sheeta. A sconvolgere la situazione ci pensa un robot, un reperto archeologico di un’epoca lontana per i militari che però si riattiva quando Sheeta e la sua pietra si avvicinano…
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