Ennesima pellicola che segue la scia introdotta da The Blair Witch Project e continuata con Cloverfield e Paranormal activity. Un film girato con telecamere amatoriali per rendere la storia più realistica possibile.
ESP era però partito bene, anzi benissimo: con un’idea originale e potente. Basta con le case infestate dai fantasmi, con le magioni stregate e i castelli incantati. ESP ci parla di un manicomio abitato dagli spiriti.
Un manicomio ci spaventa già per la sua stessa natura. Ricorderete Shutter Island, L’isola della paura, che non è un horror, ma lascia il segno. E qui abbiamo il manicomio stregato. Qualcosa che avrebbe potuto diventare spaventoso come poche altre storie nel cinema.
ESP invece si perde nel ridicolo. Vuole andare oltre Paranormal activity, statica pellicola ma secondo me superiore a ESP. Sfrutta appieno la tecnica del realismo. Scene notturne girate all’infrarosso, che modificano sensibilmente le fisionomie dei personaggi.
La paura non proviene da una profonda storia pensata e resa reale, ma da colpi di scena e mostruosità umane dati in pasto al pubblico, improvvisi e repentini come in ogni scadente film dell’orrore.
Il titolo lo fa ancor di più precipitare nel fondo: ESP, Extra Sensorial Power. Poteri extrasensoriali. Ma che c’entrano con la storia raccontata nel film? Chi aveva questi poteri?
Il film ci narra di un manicomio in cui un professore – il professore pazzo tirato fuori dal ripostiglio dei cliché – compie esperimenti sui pazienti. Ma sono davvero esperimenti? Sembra di no, almeno da un libro che sa tanto di magia nera, di chiamata di demoni dall’aldilà.
Un altro miscuglio, insomma, dove religione e follia si fondono in un non ben compreso cocktail che, purtroppo, risulta poco alcolico e senza sapore.
I fantasmi di ESP non si limitano, inoltre, a spaventare, ma sono entità reali, che possono davvero avere un contatto con i vivi. Fantasmi, entità che talvolta assumono forme nebulose. La nebbia malefica, che abbiamo già conosciuto in The fog, qui scivola giù dal soffitto e inghiotte vite umane.
ESP, a mio parere, ha voluto strafare. A breve distanza dall’insuccesso di Paranormal activity, il cui seguito è durato al cinema un battito di ciglia, ha riproposto un filone già sperimentato, che non tutti hanno apprezzato.
Per fare un buon film servono buone idee, buoni attori e tanti, tanti soldi. ESP ha avuto soltanto una buona idea.
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