Siamo nella periferia di Londra, nel regno delle gang. Un gruppo di giovani teppistelli avvicina una ragazza e la rapine del portafogli e dell’anello. Durante il furto qualcosa precipita su una macchina poco distante ma non è un fuoco artificiale, come sembrava inizialmente, è un mostro nero e peloso con lunghi artigli e zanne affilate. Senza pensarci due volte il capetto della banda lo fa secco ma non ha idea di quello che sta scatenando con la sua azione: il botolo peloso è un alieno e tanti suoi amichetti lo seguiranno provando a far fuori gli umani.
Una banda di ragazzini sbandati e la giovane infermiere, vittima della rapina, si ritrovano così a difendere se stessi, il quartiere (il block del titolo), Londra e il pianeta terra dall’invasione di questi formidabili alieni, ciechi, stupidi e governati solo dall’olfatto.
Gli alieni piovono dal cielo ma non sono esseri intelligenti, tutt’altro: si tratta di palle di pelo piuttosto stupide e, se non fosse per gli artigli e gli affilatissimi denti che brillano al buio, sarebbe difficile definirli pericolosi. I ragazzini e l’infermiera devono loro malgrado far fronte comune contro la minaccia che viene dallo spazio, capiscono che sono attratti dall’odore del sangue della prima vittima e riescono così ad attirarli in una trappola e farli fuori.
Più che dal sangue il film è macchiato da uno humour inglese che qua e là può strappare qualche sorriso. Indulge anche nella descrizione dei ragazzi, teppisti sì ma in fondo vittime di una società crudele che li ha costretti e diventare così. In fondo poi più che una gang, a giudicare dalle armi e dai mezzi che usano per spostarsi, sembrano il gruppo di bambini di E.T.
Joe Cornish, regista e sceneggiatore del film, non è esattamente l’ultimo arrivato nel mondo del cinema. Se voleva dimostrare le sue capacità di costruire un prodotto con un bassissimo budget ci è riuscito: gli attori sono tutti perfetti sconosciuti, gli effetti speciali inesistenti così come la colonna sonora.