Antichrist è un buon film, quasi ottimo, che porta la firma di Lars von Trier che ha un unico difetto: il titolo. Un film dal titolo Antichrist dovrebbe come minimo far cagare addosso lo spettatore e invece così non è: ci sono momenti in cui la tensione sale ma non certo la paura la sensazione che si prova maggiormente guardando questo film.
La trama è semplice, una coppia sta facendo l’amore, mentre sono distratti dall’estasi dei sensi il loro figlioletto piccolo riesce a scavalcare le protezioni del lettino, si arrampica alla finestra e muore, cadendo. L’incubo di ogni genitore.
Marito e moglie sono distrutti dal dolore ma nella testa di lei succede qualcosa di terribile, cade vittima della depressione e dopo aver passato inutilmente settimana in un ospedale ne esce per affidarsi allo stesso consorte che di mestiere è un terapeuta.
E’ questo l’argomento centrale del film, la depressione, l’angoscia e il senso di colpa. Le scene di sesso (piuttosto esplicito) e horror quasi splatter servono solo ad aggiungere qualche grado di realismo ma è evodemte che von Trier conosce bene gli argomenti di cui parla, come lui stesso ha dichiarato il film di cui ha curato anche la sceneggiatura tratta un argomento che conosce molto bene per essere stato anch’egli malato di depressione.
I due decidono di trascorrere del tempo in una capanna di loro proprietà in un bosco che si chiama Eden. Qui la vicenda assume tinte horror e diventa violenta, man mano che il marito nel procedere lungo il percorso terapeutico scoperchia il vaso di pandore e guarda all’interno dell’anima e della moglie si scatenano tutte le pulsioni distruttive di lei.
Chiunque abbia avuto a che fare con la depressione o con una persona depressa sentirà i brividi lungo la schiena riconoscendo situazioni dolorosamente vissute.
L’anticristo nominato nel titolo c’è, basta saper guardare con attenzione.
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