Nasce a Parigi, in Francia, il 18 agosto del 1933, figlio di Ryszard Polański (nato Ryszard Liebling), uno scultore e pittore polacco di origine ebraica, e di Bula Katz-Przedborska, una casalinga russa, nata da una famiglia ebraica convertitasi al cattolicesimo quando lei aveva solo 10 anni; entrambi i genitori si dichiaravano agnostici.
Nel 1936, a causa del crescente antisemitismo pericolosamente diffusosi nel paese d’oltralpe, i Polański si trasferirono in Polonia, a Cracovia, città d’origine del padre. In seguito all’invasione nazista della Polonia, Roman e la sua famiglia vennero rinchiusi nel ghetto della città, dal quale egli, tuttavia, riuscì a fuggire. La madre venne deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove morì, mentre il padre riuscì invece a sopravvivere al campo di concentramento di Mauthausen.
Prima di essere deportato, Ryszard organizzò il salvataggio di Roman, il quale, nella propria autobiografia, sostiene sarebbe avvenuto mediante il versamento di una consistente somma di denaro ad una famiglia cattolica che avrebbe dovuto tenerlo nascosto. Questa, in seguito, lo “cedette” ad una famiglia di contadini cattolici presso i quali Roman rimase fino alla liberazione della Polonia ad opera dell’Armata Rossa. Per questo motivo il futuro regista dichiarò di essere stato cattolico tra i 10 e i 15 anni di età, abbandonando successivamente ogni fede e dichiarandosi ateo.
Al termine della guerra, Polański studiò recitazione, teatro e regia presso la Scuola di Cinema di Łódź, dove si diplomò nel 1959. La sua prima esperienza nel mondo del cinema fu la sua interpretazione nel film Generazione di Andrzej Wajda nel 1955. In questo periodo lavorò molto come attore per la radio e in alcuni film, tra i quali Lotna, Mago innocente e Samson.
Come regista debuttò nel 1955 con Rower, un cortometraggio semi-autobiografico di cui era anche protagonista: il film narra la storia di un appassionato di ciclismo che segue un presunto venditore di biciclette in un luogo isolato, per essere da questi malmenato e derubato. L’episodio avvenne realmente con lo stesso Polanski come vittima, ma con un finale differente: il criminale infatti venne arrestato dalla polizia dopo avere lasciato Polanski col cranio fratturato, quindi fu giustiziato per tre precedenti omicidi. Diversi cortometraggi fatti durante gli studi attirarono su di lui l’attenzione. Sempre nel 1959, sposa l’attrice Barbara Lass, dalla quale divorzierà nel 1962.
Dopo il progetto mai realizzato di un documentario sui cimiteri polacchi, il suo primo lungometraggio in veste di regista è del 1962: Il coltello nell’acqua, il primo film polacco di un certo livello a non avere per tema la guerra. Questo film contiene già molte delle tematiche oscure e claustrofobiche che avrebbero segnato la carriera successiva del giovane regista, oltre a un profondo pessimismo nei confronti delle relazioni umane, e una riflessione sull’invidia dello stato sociale e sulla gelosia. Nonostante non fosse stato apprezzato dalla Polonia comunista a causa dell’assenza di redenzione sociale, il film godette di un ampio successo commerciale e di critica nei cinema occidentali, sino ad ottenere la candidatura al premio Oscar al miglior film straniero, la prima nella carriera di Polanski.
Polanski aveva già realizzato in Francia un paio di cortometraggi nel 1961, ma fu soltanto nel 1963 che decise di lasciare definitivamente la Polonia comunista ed emigrarvi. Qui contribuì con un segmento (Il fiume di diamanti) al film collettivo Le più belle truffe del mondo, scontrandosi comunque con la scarsa volontà dell’industria cinematografica francese a supportare un regista straniero (seppur nato sul suolo francese). Presto emigrò dunque in Gran Bretagna dove iniziò la sua fruttuosa collaborazione con lo sceneggiatore francese Gérard Brach con tre film: Repulsione (1965), Cul-de-sac (1966) e Per favore non mordermi sul collo (1967).
Repulsione è un horror psicologico con protagoniste Catherine Deneuve e Yvonne Furneaux, chiaramente influenzato dal cinema surrealista di Luis Buñuel e Jean Cocteau e dagli horror anni cinquanta di Henri-Georges Clouzot e Alfred Hitchcock (Psyco in particolare). Cul-de-sac è una tragicommedia nichilista il cui tono generale è molto debitore al teatro di Samuel Beckett (Aspettando Godot) e Harold Pinter (La festa di compleanno).
Per favore non mordermi sul collo è una parodia dei film di vampiri della Hammer Film Productions. In questo film il ruolo di coprotagonista è affidato a Sharon Tate, che nel 1968 sarebbe diventata la sua seconda moglie.
Nel 1968 si trasferì negli Stati Uniti, dove girò uno dei suoi film più noti: Rosemary’s Baby, basato sull’omonimo romanzo di Ira Levin e con protagonisti Mia Farrow e John Cassavetes. Un film a metà strada tra il thriller e l’horror, racconta la storia di Rosemary, giovane e innocente donna, il cui marito concede che sia ingravidata dal diavolo in cambio di una carriera di successo. L’adattamento del romanzo per lo schermo vale al regista una seconda candidatura all’Oscar.
Il 1969 è probabilmente il peggiore anno nella vita del regista. Dapprima perde la vita per un incidente sciistico il compositore Krzysztof Komeda, le cui musiche sono presenti in quasi tutti i film di Polanski (con l’eccezione di Repulsione) fino a Rosemary’s Baby. Quindi il 9 agosto, mentre il regista si trovava a Londra, la setta di Charles Manson fece irruzione nella villa 10050 Cielo Drive, a Los Angeles dove la moglie Sharon Tate, all’ottavo mese di gravidanza, stava passando una serata con alcuni amici. Furono brutalmente uccisi lei, Wojciech Frykowski, Abigail Folger, Jay Sebring e Steven Parent.
Questa vicenda lo sconvolse, creandogli sensi di colpa e rallentando la sua produzione. Il suo primo lavoro dopo l’accaduto fu un cupo e violento adattamento della tragedia di Shakespeare Macbeth (1971), con protagonista Jon Finch. Filmato nel parco nazionale di Snowdonia, nel Galles, il film ebbe grossi problemi di budget e molti critici furono turbati dalla messa in scena disturbante dell’opera, in particolare Pauline Kael trovò che l’assassinio di Lady Macbeth rievocasse in qualche modo quello di Sharon Tate.
Il film successivo lo vede collaborare nuovamente con Gérard Brach: Che?, girato ad Amalfi nella villa di Carlo Ponti e con protagonisti Marcello Mastroianni e Sydne Rome, è un adattamento molto libero dell’Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll, una commedia dell’assurdo che deve molto al cinema di Roger Vadim. Al 1974 risale un suo altro enorme successo, ovvero Chinatown, pellicola che ottenne undici nomination all’Oscar e sembrò avviarlo verso una promettente carriera a Hollywood. Il film è una detective story con atmosfere fumose nello stile di Raymond Chandler, magistralmente interpretato da Jack Nicholson e Faye Dunaway (entrambi nominati all’Oscar).
Il successo di Chinatown sembrava avere lanciato il regista verso una brillante carriera hollywoodiana, ma Polanski preferì tornare in Francia per girare L’inquilino del terzo piano (1976), di cui è anche protagonista, e chiudere così la cosiddetta trilogia dell’appartamento, iniziata 11 anni prima con Repulsione e proseguita con Rosemary’s baby.
A seguire girò Tess (1979), tratto dal romanzo Tess dei D’Urbervilles che la moglie, Sharon Tate, lasciò sul suo comodino poco prima di morire, annotando sulla terza di copertina che sarebbe potuto essere un buon film. Instaura in questo periodo una relazione con la giovane protagonista della pellicola, Nastassja Kinski. Nonostante la dispendiosa produzione e la lunga durata, Tess si rivela un buon successo di critica e pubblico, e Polanski si aggiudica il Premio César per Miglior Film e Miglior Regia, oltre che le nomination all’Oscar alla migliore regia e al miglior film (rispettivamente la seconda e la quarta nella carriera di Polanski). Nei successivi sette anni, Polanski realizza il flop Pirati (1986), con Walter Matthau, desiderando omaggiare i film di cappa e spada con Errol Flynn, mito della sua infanzia. Dopo Pirati è la volta di Frantic (1988), un angosciante thriller parigino con protagonista Harrison Ford e l’attrice/modella Emmanuelle Seigner, che sarebbe poi diventata la nuova moglie di Polanski, oltre a recitare in diverse sue pellicole successive; dal loro matrimonio nacquero due figli, nel 1993 e nel 1998.
È infatti Emmanuelle Seigner protagonista del thriller/erotico Luna di fiele (1992), un film ambientato su una barca (in questo caso una nave da crociera), che indaga i rapporti di coppia, come già succedeva in Il coltello sull’acqua. In questo periodo è da segnalare anche la sua interpretazione del commissario di polizia nel film Una pura formalità (1994) di Giuseppe Tornatore, in cui si divide la scena con Gérard Depardieu e Sergio Rubini. Nello stesso anno, ma stavolta solo come regista, firma un’altra opera gestita solo da un pugno di attori, ovvero La morte e la fanciulla con Sigourney Weaver e Ben Kingsley, che narra del complesso rapporto fra un aguzzino di un non meglio identificato regime militare sudamericano e la sua vittima. Il 1997 è l’anno in cui il regista ritorna a occuparsi del teatro, dirigendo a Vienna Tanz der Vampire, adattamento sul palcoscenico del suo Per favore, non mordermi sul collo!, replicandolo poi con successo a Stoccarda, Amburgo e Berlino. Nel 1999 ha l’occasione di lavorare con un’altra stella hollywoodiana, ovvero Johnny Depp nel film La nona porta.
Il culmine della sua carriera si è avuto con il film Il pianista, con il quale il regista ha ottenuto la Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2002 e l’Oscar nel 2003. Il film è basato sull’autobiografia del pianista ebreo/polacco Władysław Szpilman, che ha diversi punti in comune con la storia personale di Polański: anche lui infatti sopravvisse a un ghetto polacco e ai campi di concentramento dove la sua famiglia perse la vita. Nella parte di Władysław Szpilman spicca Adrien Brody. Non potendo il regista andare a Los Angeles a ritirare il premio Oscar di persona a causa del mandato di cattura ancora pendente sulla sua testa, la statuetta venne consegnata durante la cerimonia a Harrison Ford, il quale aveva recitato per Polański in Frantic.
Nel 2004 ha girato un nuovo adattamento di Oliver Twist, il famoso romanzo di Charles Dickens. Nel 2009 viene arrestato in Svizzera mentre si recava al Zurigo Film Festival per ritirare un premio. Polański terminerà dal carcere l’adattamento cinematografico de Il ghostwriter di Robert Harris, con protagonisti Ewan McGregor e Pierce Brosnan.
Nel 2011 ha diretto il film Carnage, presentato al 68º Festival del Cinema di Venezia.
Nel 2013 dirige Venere in Pelliccia (adattamento dell’omonimo testo teatrale del drammaturgo statunitense David Ives, ispirato a sua volta all’omonimo romanzo dello scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch), che partecipa al Festival di Cannes.
Nel 2017 gira Quello che non so di lei.
Nel 2019, alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è in concorso il suo film sull’affare Dreyfus, L’ufficiale e la spia. La presidente della giuria, Lucrecia Martel, contesta la presenza del film dicendo: “Non separo l’uomo dall’opera”. Dopo quest’accusa i produttori hanno minacciato di ritirare l’opera dal concorso. Polański, interrogato al proposito, risponde: “Perché non reagisco? Perché sarebbe come combattere contro i mulini a vento” e si paragona al protagonista della storia, Alfred Dreyfus, il capitano ebreo dello stato maggiore francese condannato per alto tradimento, accusa poi rivelatasi falsa. Polański è assente alla presentazione del film, probabilmente per evitare una possibile estradizione negli Stati Uniti, visto che figura sempre nella lista rossa (Red Notice) delle persone ricercate dall’Interpol per violenza sessuale contro una minorenne. Polański vuole presentare il suo film alla scuola del cinema di Lodz della quale è stato allievo (in Polonia non rischia di essere estradato, essendo cittadino polacco), ma una petizione firmata da un centinaio di persone domanda che sia annullato l’evento perché «La scuola del cinema, come ogni altro istituto d’educazione, dovrebbe essere un luogo dove i comportamenti sessuali violenti devono essere condannati, poichè Polański è accusato di almeno cinque comportamenti del genere. La più giovane delle vittime aveva dieci anni. ». Per finire Polański rinuncia al viaggio a Lodz.
Nel 2020 il suo film sull’affare Dreyfus è in lizza per 12 categorie del premio César e il presidente dell’Accademia dei César, Alain Terzian, interpellato sul record di nomination per Polański, ha risposto che “non è un’istanza che deve assumere posizioni morali”. A pochi giorni dalla cerimonia prevista a Parigi è stato pubblicato su Le Monde un appello firmato da oltre quattrocento attori, registi, autori ed esponenti del cinema che denuncia una “gestione opaca ed elitista” del premio ed i suoi vertici si sono dimessi in blocco. La vigilia, dopo la decisione di un gruppo di femministe di manifestare contro le 12 nomination per il suo film sull’affare Dreyfus, Polański annuncia all’ Agence France-Presse che non parteciperà alla cerimonia, mentre prima della cerimonia il ministro francese della cultura Franck Riester dichiara: “Premiare L’ufficiale e la spia come migliore film sarebbe comprensibile, meno accettabile invece dare a Polański il premio di miglior regista.”. Per finire, il film ha avuto, tra le proteste, tre César (miglior regia, adattamento, costumi), i primi due dei quali a Polański.
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