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Regista

Tim Burton

Tim BurtonTimothy Walter “Tim” Burton (Burbank, 25 agosto 1958) è un regista, sceneggiatore, produttore cinematografico, scrittore, animatore e disegnatore statunitense, noto per il suo cinema dalle ambientazioni spesso fiabesche e gotiche, talvolta incentrato su temi quali l’emarginazione e la solitudine, incarnati di frequente da personaggi eccentrici e stravaganti. Tra le sue collaborazioni più ricorrenti si annoverano quella con il compositore Danny Elfman per ogni sua pellicola, eccetto in Ed Wood, Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street e in Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali, e quella con l’attore statunitense Johnny Depp e con l’attrice britannica Helena Bonham Carter, che è stata anche sua compagna di vita fino al 2014.

Nel 2007, alla Mostra del Cinema di Venezia, Tim Burton ha ricevuto un Leone d’Oro alla carriera, diventando il più giovane regista della storia ad aver conseguito tale riconoscimento. Ha vinto inoltre un Golden Globe nel 2008 per il miglior film commedia con Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street. Il regista è stato inoltre candidato all’Oscar al miglior film d’animazione per La sposa cadavere del 2005 e per Frankenweenie del 2012.

Nel 1982 il ventiquattrenne Burton dà vita al suo primo cortometraggio in veste di regista: si tratta di Vincent, un lavoro di circa cinque minuti realizzato in bianco e nero con la tecnica dello stop motion (fotografare un fotogramma per volta dei piccolissimi movimenti compiuti da modellini in modo da dare l’illusione del movimento). Il corto narra la storia di un ragazzino che fantastica su avventure horror e sul suo mito, l’attore Vincent Price, lo stesso che presta la voce narrante al corto. La storia è marcatamente autobiografica: Vincent Malloy altri non è che Burton bambino con la sua passione per le storie horror, Edgar Allan Poe e, soprattutto, Price. Lo stile del cortometraggio si rifà evidentemente agli stilemi e alle distorsioni del cinema espressionista tedesco dei primi del Novecento, del quale si rinvengono tracce in tutta la cinematografia successiva di Burton. Con Vincent, Burton inizia a costruire la sua “famiglia lavorativa”: nella parte di animatore, infatti, ingaggia Rick Heinrichs, destinato a prendere parte a quasi la totalità delle sue pellicole. Sebbene la Disney non apprezzi particolarmente il lavoro, il corto viene accolto con favore dalla critica, vincendo due premi al Chicago Film Festival e uno al festival di animazione di Annecy nel 1983.

Lo stesso anno, Burton dirige il suo primo live-action per la televisione: si tratta di una riproposizione in chiave giapponese della celebre fiaba dei fratelli Grimm Hänsel e Gretel, con una lotta kung-fu ingaggiata dai fratellini contro la strega. Il film, trasmesso durante la sera di Halloween, non riscuote molta visibilità, venendo tuttavia proiettato nel 2009 al Museum of Modern Art di New York.

Due anni dopo Vincent, nel 1984, Burton ottiene dalla Disney la possibilità di girare un nuovo corto, di cui idea il soggetto: si tratta di Frankenweenie (Franken – Frankenstein e weenie – sfigato), nel quale il regista californiano riprende il mito dell’inventore Victor Frankenstein di Mary Shelley (precisamente nella versione del film La moglie di Frankenstein di James Whale), per l’occasione trasformato in un bambino che ricostruisce il suo cagnolino Sparky, morto dopo un incidente, con cuciture e marchingegni elettronici. Il film, in bianco e nero, ottiene scarso successo per effetto della censura opposta dalla Disney alla visione da parte di un pubblico di età inferiore ai quattordici anni; circostanza, quest’ultima, che determina la rottura – seppur provvisoria – tra il cineasta californiano e la casa di produzione.

Seppur non apprezzato largamente da pubblico e casa produttrice, Frankenweenie suscita l’interesse dell’attore Paul Reubens, interprete da tempo del popolare personaggio Pee-wee Herman in una fortunata serie televisiva per ragazzi, Pee Wee’s Playhouse. Reubens propone Burton alla Warner come regista per la versione cinematografica delle avventure dello strambo personaggio, progetto realizzato nel 1985 con il titolo di Pee-wee’s Big Adventure. Nonostante l’esiguo budget e i rapidissimi tempi di produzione imposti, Il film riscuote un ottimo successo al botteghino.

Tim Burton, da tempo fan degli Oingo Boingo, eccentrico gruppo jazz-rock-ska americano del quale faceva parte il cantautore e compositore autodidatta Danny Elfman, affida a quest’ultimo la colonna sonora del suo primo lungometraggio. Nasce così con Elfman un fruttuoso e storico sodalizio, interrotto solo in Ed Wood, Sweeney Todd (per divergenze di tipo tecnico) e Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (il compositore era impegnato con Alice attraverso lo specchio).

Dopo aver diretto un episodio delle serie TV Alfred Hitchcock presenta e uno di Nel regno delle fiabe, Burton, a tre anni dal suo primo fortunato lungometraggio, accetta di dirigere un nuovo importante progetto della Warner con la sceneggiatura di Michael McDownell: Beetlejuice – Spiritello porcello (Beetlejuice), una commedia fantasy/horror che narra la vicenda di una giovane coppia di novelli sposi (Alec Baldwin e Geena Davis) i quali, morti da poco, continuano a vivere da fantasmi nella loro casa fin quando una famiglia non arriva a invaderne la tranquillità. Con una giovanissima Winona Ryder nei panni della ragazzina goth Lydia e Michael Keaton in quelli del volgare bio-esorcista di umani “Betelgeuse”, Beetlejuice (tradotto letteralmente “succo di scarafaggio”), grazie agli effetti speciali realizzati in stop motion, si dimostra un eccellente successo di pubblico e vince un Oscar nella categoria miglior trucco, mentre nel 1989 diventa una serie televisiva animata intitolata In che mondo stai Beetlejuice? (Beetlejuice), con Burton nella veste di produttore esecutivo.

L’abilità di Burton nel realizzare grandi successi con basso budget fa sì che la Warner gli affidi pochi giorni dopo l’uscita di Beetlejuice l’ambizioso progetto della trasposizione cinematografica di Batman, celebre fumetto creato da Bob Kane del quale la casa di produzione deteneva i diritti fin dal 1979. Pur restio a realizzare kolossal commerciali, Burton decide di accettare l’incarico: l’intento è quello di guadagnarsi un posto di prestigio e avere perciò maggior libertà sui suoi progetti futuri. Gli scontri con i produttori Jon Peters e Peter Guber, tuttavia, non tardano ad arrivare: la principale causa è scelta del cast. Burton è infatti fermamente deciso ad affidare il ruolo principale a Michael Keaton, già suo collaboratore in Beetlejuice, nonostante l’attore non possieda un fisico particolarmente adatto al ruolo, sia privo di esperienza con i film d’azione e debba la sua popolarità principalmente a ruoli di tipo comico. Mentre le critiche e i giornali parlano già di flop, la Warner mette mano pesantemente al progetto cambiando spesso la sceneggiatura e imponendo le proprie scelte più “fluide” al regista il quale, nonostante la vicinanza di Elfman, l’appoggio artistico degli attori Keaton e Jack Nicholson e l’amicizia con lo scenografo Anton Furst, accoglie l’immenso e immediato successo di Batman – gradito anche agli appassionati del fumetto – con stanchezza e depressione, dovute anche e soprattutto al suicidio di Furst che, proprio con Batman, aveva ricevuto il premio Oscar alla miglior scenografia.

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