La prima volta che ho visto quarto potere (Citizen Kane il titolo originario) mi è sembrato un film piuttosto noioso e scontato.
La scena iniziale con la palla di vetro, la fotografia così strana, i continui flashback mi sembravano tutte cose scontate e la trama suonava molto di deja-vu.
Poi però mi sono reso conto che questa sensazione era legata al fatto che certe tecniche, certi accorgimenti sono stati ripresi in mille film successivi (che io ho temporalmente visto prima) ma che in quarto potere venivano sperimentati e messi in atto per la prima volta. Alla luce di questo ho provato a rivedere il film tenendo a mente che è un lavoro del 1941 e, devo ammettere, mi è sembrato un capolavoro.
Non mi riferisco soltanto alle tecniche cinematografiche straordinarie e innovative e che poi sono diventate la normalità ma alla trama stessa che per noi italiani dovrebbe suonare estremamente familiare.
La storia infatti parla di un uomo estremamente ricco e potente che, con i suoi giornali, è in grado di controllare (sia pur parzialmente) l’opinione pubblica. Siamo infatti nel 1941 e la televisione deve ancora imporsi come mezzo di comunicazione di massa. E’ uno dei rari casi in cui il titolo italiano mi pare addirittura più azzeccato di quello originario. La vita del protagonista viene esaminata da 5 persone che gli sono state vicine e ognuno di loro ne evidenzia alcuni aspetti. Quello che ne vien fuori è il ritratto di una persona estrema sola, pur vivendo una vita piena di lussi e agiatezze si vede una quotidianità decisamente squallida e triste. Pur essendo stato pomposamente definito “il miglior film prodotto negli Stati Uniti” quarto potere si guarda con piacere ancora oggi. Consigliatissimo.
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